Vigneti e food da competizione – Arriva il rating

Agri4index, creato da Nomisma-Unicredit per misurare la capacità di stare sui mercati delle nostre produzioni agroalimentari, incorona le filiere del vino. Ecco come

Corriere Economia 18-10-2021(pdf)

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È la più importante filiera dell’agroalimentare. Fa dell’Italia il maggiore produttore in Europa e il secondo paese esportatore al mondo e rappresenta il 10% della produzione agricola nazionale; l’8% del fatturato alimentare e il 18% dell’export complessivo del settore: protagonista di questi exploit è la filiera vitivinicola italiana. Superstar dell’Agri4index, il neonato indice creato da Nomisma-Unicredit per misurare la competitività delle produzioni tricolori. Questo rating speciale, tenuto a battesimo in apertura della Special edition di Vinitaly, in questi giorni a Verona, fotografa struttura, produzione, mercato e performance tecniche-finanziarie del sistema vino. In fatto di struttura la filiera vitivinicola condivide il primo posto della scala del rating con quella del latte & formaggi; ma balza al vertice per quanto riguarda il valore della produzione, le caratteristiche del prodotto e il suo posizionamento competitivo sui mercati, i risultati economico- finanziari.

Agri-indexIl neonato Agri4index, basato su 63 diversi indicatori, mette a fuoco altre caratteristiche del mondo vinicolo nazionale, confrontato con Francia e Spagna, i due principali concorrenti europei. Si scopre per esempio che l’Italia vanta la maggiore superficie di vigneto a regime biologico: il 18% contro il 15% dei due competitor. Ed è ancora l’Italia che marcia più speditamente all’estero Nel periodo 2001- 2020 l’incidenza dell’export sulla produzione nazionale è passata dal 30% al 42% (contro il 28%-29% della Francia e il 33%-50% della Spagna) e il suo peso specifico sull’export mondiale di vino è salito dal 18% al 21%, mentre quello francese è sceso dal 37% al 29% e quello spagnolo è rimasto fermo al 9%. Ma quali sono le regioni italiane che tirano la volata? Lo studio tiene conto delle regioni rappresentative di modelli economici-produttivi, con un peso importante sulla produzione nazionale e sul valore dell’export.

Veneto e Trentino Alto Adige, per esempio, sono aree con la maggiore produzione spumantistica, Toscana e Piemonte si distinguono per i vini rossi di pregio, l’Emilia Romagna per la componente cooperativa, Puglia e Abruzzo per una prevalenza di uve da tavola e ancora la Sicilia per la sua eterogeneità tra uve da vino e da tavola. Il risultato finale? Al vertice del rating si piazza il Veneto seguito da Toscana, Trentino Alto Adige, Piemonte, Sicilia, Emilia Romagna, Puglia e Abruzzo: insieme le 8 regioni rappresentano il 75% del vigneto nazionale e il 90% dell’export di vino.

 Altri strumenti

«Non c’è dubbio che si tratta di un settore che va bene, che è stato capace di affrontare anche l’impatto della pandemia, contenendo entro il 2% la flessione delle vendite 2020 contro l’11% della Francia», sostiene Andrea Casini, responsabile imprese di Unicredit. «E’ un settore iconico del made in Italy nel mondo ed è chiaro che una banca come la nostra, unica italiana di taglio internazionale, diventi partner naturale nei processi di internazionalizzazione delle aziende». Ma non solo. «Unicredit ha una posizione di leader su questo mercato e ne sente fino in fondo la responsabilità», aggiunge Casini. «Abbiamo sviluppato competenze specifiche tali da essere in grado di supportare l’intera filiera anche di fronte a eventuali momenti di crisi.

E il nostro servizio oltre alle grandi aziende, interlocutrici naturali, va a tutte le 64 mila aziende agricole che operano su questo mercato. Un gruppo attrezzato non teme la ciclicità di un settore ». Interessante l’ approccio che punta a ragionare in termini di filiera, come dimostrano i tanti accordi con i Consorzi di tutela di molte aree vinicole del Paese, dalla Valpolicella al Barolo, dal Brunello di Montalcino a Bolgheri, dal Chianti classico alla Franciacorta, dal Morellino di Scansano, all’Oltrepò Pavese, per citarne alcune: intese che hanno riguardato spesso la messa a punto del pegno rotativo (linee di credito garantite dal vino che invecchia nelle cantine) organizzato con varie banche, tra cui Unicredit, Intesa- Sanpaolo, Mps o Credem, con la consulenza tecnica nella valutazione degli asset di Federdoc e Valoritalia. Una delle tante proposte, come anche il Prodotto riserva (destinato alle cantine specializzate in vini da invecchiamento ) o il Basket bond di filiera, lanciato da Unicredit con Cassa depositi e prestiti, per finanziare piani di sviluppo aziendali.

Un nuovo strumento già colto al volo da tre case vinicole: Pasqua vigneti e cantine, Masi agricola e Feudi di San Gregorio.

 

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