Ripresa 2021: il polso dei più grandi Consorzi zona per zona

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Dopo il difficile 2020 che aria tira nel mercato del vino italiano in questi primi mesi del 2021? Ci sono le condizioni per una rimonta?

Una cosa è certa: la voglia di ripresa è tanta. Basta vedere lo slancio che hanno preso tutti i principali territori del vino: i vari Consorzi che tutelano le singole denominazioni e hanno il polso dell’andamento delle bottiglie immesse sul mercato, sfoderano incrementi delle vendite spesso a due cifre. Anche i più ottimisti sono stupefatti dalla cavalcata di tutti i vini più noti in questi primi mesi dell’anno. Qualche esempio?

Grandi consorzi - 2020

Alfeo Zanette pres. Consorzio Prosecco Doc

Alfeo Zanette pres. Consorzio Prosecco Doc

Partiamo  dal Consorzio più grande d’Italia, quello del popolarissimo Prosecco Doc che rappresenta una produzione di 500 milioni di bottiglie all’anno: il presidente  Stefano Zanette registra nei primi cinque mesi 2021 un incremento delle vendite del  18,6% (pari a 216 milioni di bottiglie), rispetto allo stesso periodo del 2020, grazie anche alla novità del Prosecco Rosé accolta con entusiasmo dal mercato.

E crescono del 5,2% anche le vendite del fratello maggior Conegliano Valdobbiadene  Prosecco superiore Docg: una produzione di pregio di 92 milioni di bottiglie tutelata dal Consorzio presieduto da Innocenzo Nardi.

Sempre il Veneto è la casa del Pinot grigio, uno dei bianchi più famosi al mondo, che fa capo al Consorzio vini Doc delle Venezie, il secondo più grande d’Italia presieduto da Albino Armani ,  con una produzione di 235 milioni di bottiglie l’anno: l’incremento di vendite al primo giugno è del 6,5%, in pratica in questa prima parte del 2021 sono state imbottigliate 20 milioni di bottiglie di Pinot grigio al mese.

Crescita del 12% per il Soave, un altro importante bianco della regione, tutelato dall’omonimo Consorzio presieduto da Sandro Gini che raccoglie 2630 viticoltori. In Valpolicella si brinda per l’andamento dei suoi rossi  Valpolicella, Ripasso, Amarone e Recioto: più 18% nei primi 5 mesi (per un corrispettivo di oltre 30 milioni di bottiglie),  con un autentico boom per sua maestà l’Amarone, che vola a + 38%, migliore performance nell’ultimo decennio: «In totale sono 7,4 milioni le bottiglie di Amarone immesse sul mercato nel periodo, 2 milioni in più rispetto allo scorso anno» precisa Christian Marchesini, presidente del Consorzio.

Sono 100 milioni all’anno le bottiglie di  Montepulciano d’Abruzzo, rosso molto familiare al grande pubblico grazie anche a un ottimo rapporto qualità prezzo: nell’ultimo trimestre le vendite segnano +10%: «Dopo un avvio dell’anno non semplice, i vini abruzzesi, e in particolare il Montepulciano d’Abruzzo, stanno avendo una  bella ripresa e questo fa ben sperare per la seconda parte del 2021» racconta Valentino Di Campli presidente del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo.

Ancora un maxi Consorzio con più di 90 milioni di bottiglie l’anno: è la Doc Sicilia presieduta da Antonio Rallo che mette a segno un + 15 % nei ultimi tre mesi e un + 6%  nei primi cinque, puntando al traguardo delle 100 milioni di bottiglie già alla fine del 2021. Il tutto con un ‘attenzione costante ai mercati esteri di riferimento.

Più contenute, ma non meno importanti le dimensioni dei Consorzi che popolano la Toscana,

tra le terre di vino più famose al mondo, dove si assiste a una vera e propria gara a chi fa meglio tra vini che vantano un posto d’onore nel vigneto Italia. A cominciare dal Brunello di Montalcino. Udite udite, sarà anche per la combinazione di due annate a cinque stelle come il 2015 e il 2016 (le ultime in commercio) fatto sta che le vendite di Brunello segnano un record assoluto: «Nonostante le difficoltà siamo riusciti a chiudere molto bene il 2020», conferma il presidente del Consorzio, Fabrizio Bindocci «e il vero exploit lo abbiamo registrato nei primi 4 mesi di quest’anno con un incremento del 38% sullo stesso periodo dello scorso anno, mentre siamo pronti ad accelerare sui mercati emergenti, Far East in primis, a consolidare il primato negli Usa e le vendite nel Nord Europa, forti anche di una tendenza bio sempre più evidente, con la metà del vigneto-Brunello certificato o in attesa di certificazione».

Stesso entusiasmo nel Chianti classico, dove il 52, 5% dei 7 mila ettari di vigneto è certificata biologica.  L’annata 2019 e le tipologie premium costituite dalle Riserve e dalle Gran Selezioni 2018 hanno realizzato a fine maggio un progresso nelle vendite  del 31% (circa 11 milioni di bottiglie vendute) rispetto allo stesso periodo del 2020, numeri che battono anche i risultati  del 2019.

Giovanni Manetti, presidente del Consorzio Chianti classico, il più antico d'Italia

Giovanni Manetti, presidente del Consorzio Chianti classico,
il più antico d’Italia

«Questo risultato dimostra la forza della struttura commerciale del Chianti Classico, distribuito in 150 paesi del mondo attraverso molteplici canali che in media assorbono l’80% della produzione annua» – afferma Giovanni Manetti, neo Cavaliere del Lavoro e presidente del Consorzio del Chianti Classico, la più antica associazione tra produttori d’Italia fondata più di 100 anni fa, sottolineando in particolare la forte presenza in Usa, primo mercato del Gallo nero che assorbe il 33% delle vendite totali.

In alto i calici anche per il Nobile di Montepulciano: Andrea Rossi, presidente del Consorzio che tutela la denominazione, prima Docg d’Italia (nel 1980), sottolinea una crescita del 45%; Giovanni Busi, presidente del Consorzio Chianti annuncia un più 11%, risultato addirittura superiore al 2019; e corre con + 13% anche la Vernaccia di San Gimignano, prima Doc d’Italia e bianco d’autore in terra di rossi, come registra il Consorzio presieduto da Irina Strozzi.

Nelle Marche l’Istituto Marchigiano Tutela Vini guidato da Alberto Mazzoni, rivela una crescita del 7% per il  Verdicchio dei Castelli di Jesi. Corre anche la Lugana, il bianco che si produce a sud del Lago di Garda: il Consorzio presieduto da Ettore Nicoletto, dichiara un aumento dell’imbottigliamento del 18,9% nel primo quadrimestre 2021 sul 2020.

Sono solo alcuni esempi di una ripresa generalizzata che in alcuni territori eletti come il Piemonte tocca risultati significativi: è così per il Consorzio Barolo, Barbaresco, Alba Langhe e Dogliani presieduto da Matteo Ascheri che registra una crescita del 19,7% che comprende gli exploit di Barolo (+27%), Barbaresco ( +28%), Langhe Nebbiolo ( +26%). Ed è così per i vini del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato presieduto da Filippo Mobrici che registra un incremento del 5% nei primi 5 mesi del 2021, il migliore degli ultimi anni, con punte del +32,5% per il Nizza (top della Barbera) e del 38% per il Terre Alfieri, l’ultima docg ( Nebbiolo e Arneis).

Sempre in Piemonte fa festa anche l’Asti docg: 91,5 milioni di bottiglie tra spumante e Moscato. Nei primi cinque mesi di quest’anno il Consorzio presieduto da Lorenzo Barbero ha registrato una crescita del 6% equivalente a più 6 milioni di bottiglie.

«I volumi stanno riprendendo in tutta Italia, in molte regioni i prezzi sono in tensione e in qualche caso si fa fatica a trovare i vini, come per esempio le Barbere in Piemonte », spiega Ernesto Abbona presidente dell’Unione italiana vini e produttore con la sua Marchesi di Barolo. «Questa situazione è stata determinata dall’impennata di vendite realizzate nella Gdo, con aumento di volumi e di prezzi che però non si sono riversati sul prodotto finito senza beneficio per i produttori».

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