Da Cenerentola a Principessa: è la metamorfosi dell’Asti docg, una denominazione storica del vigneto piemontese declinata nelle due varianti Spumante e Moscato. Entrambe sono molto amate all’estero che assorbe più del 90% della produzione complessiva di 91,5 milioni di bottiglie. In particolare in Russia, in Germania, e da un paio d’anni anche in Gran Bretagna le bollicine dolci dell’Asti spumante vanno a ruba, mentre il Moscato, vino frizzante aromatico, è preferito dai mercati asiatici, Corea del sud e Cina in testa, e sta crescendo molto in Usa.
Fortunato Bruno (Vicepresidente), Scagliola Flavio Giacomo (Vicepresidente), Marasso Massimo(Vicepresidente), Ricagno Stefano (Vicepresidente) , Barbero Lorenzo (Presidente), Giacomo Pondini (Direttore)
E sul mercato domestico? Dopo un periodo di stanca l’Asti spumante ha ritrovato il suo smalto grazie all’impegno delle 220 aziende produttrici che lavorano i 10 mila ettari a Moscato bianco. Dalle grandi case spumantistiche come Gancia o Fratelli Martini alle tante aziende piccole e medie: come la Cuvage del gruppo Mondodelvino (oggi nel polo Clessidra) mamma dell’Asti numero uno al mondo nella categoria delle bollicine aromatiche secondo la giuria Champagne & Sparkling Wine World Championships 2020 e 2019.
Insomma è tornato a splendere il sole per queste bollicine dolci che vogliono stare al passo con i tempi, come dimostra la decisione assunta nell’ottobre 2020 di produrre anche la tipologia brut ed extra brut. Una modifica importante del disciplinare, dopo quella di permettere residui zuccherini più bassi, che molte aziende hanno accolto al volo.
E la produzione corre: nei primi cinque mesi 2021 il Consorzio Asti docg ha registrato una crescita del 20% pari a 6 milioni di bottiglie. «Se questo è il trend supereremo la produzione del 2020», commenta Giacomo Pondini neo direttore del Consorzio che nel gennaio di quest’anno ha rinnovato il suo vertice con la presidenza di Lorenzo Barbero e la vicepresidenza di Stefano Ricagno.