L’Enoturismo è donna. La maggioranza delle imprenditrici vinicole si prende infatti cura dell’accoglienza dei turisti in cantina. Ed è quindi principale responsabile dei risultati in costante crescita di quel fenomeno, battezzato enoturismo, che nel 2019 (ultimo anno prepandemia) ha attirato 14 milioni di persone, generando un giro d’affari di 2,5 miliardi.
Un’indagine realizzata da Nomisma wine monitor per conto dell’Osservatorio città del vino, Donne del vino e Associazione La Puglia in Più, ha coinvolto 150 cantine in 92 diversi comuni italiani e ha registrato una presenza prevalente delle donne nell’area marketing (80% del campione) e in quella appunto dell’enoturismo (76%). Interessante notare come l’enoturismo si traduca in modelli diversi.
La wine hospitality è nel 99% dei casi degustazione dei vini, associata alla visita guidata degli impianti produttivi (94%) e alla vendita diretta (96%). Non più del 40% delle cantine offre anche ristorazione e pernottamento e meno del 20% propone iniziative particolari come corsi di cucina o esperienze in vendemmia. Non solo: le cantine più ferme su un’offerta standard sono quelle del centro nord, mentre le aziende del centro e del sud propongono un’offerta più ricca.
«Occorre una cabina di regia dell’enoturismo nell’ambito del Ministero Agricoltura per dare un indirizzo comune ad uno dei comparti più promettenti dell’attività vitivinicola nazionale», è la richiesta di Donatella Cinelli Colombini, presidente delle Donne del vino.