Classifica 2015: coop
< Grandi vigne Le lepri del mercato >
Sono 43 le coop nella classifica 2015, 7 in più rispetto al 2014. Rappresentano un fatturato di 2,3 miliardi che pesa per il 43,6% sul giro d’affari totale delle 110 aziende in graduatoria, per il 53% sul fatturato Italia e per il 36,8% sull’export. E’un campione significativo di un comparto in crescita. A fine 2015 il segmento delle cooperative vitivinicole aderenti all’Alleanza delle coop agroalimentari, conta 493 aziende e 179 mila soci produttori, per un fatturato aggregato di 4,3 miliardi e una forza lavoro di 8.700 addetti. L’export incide per 1,8 miliardi, pari a circa un terzo delle vendite all’estero di tutto il mercato. «Le strutture cooperative realizzano oltre la metà del prodotto enologico italiano», ha sottolineato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, inaugurando la recente edizione del Vinitaly. Di più. Un’indagine di Alleanza delle cooperative, realizzata sulla base di dati Ismea, ha messo a fuoco il peso specifico del settore nell’ambito della produzione di alcune delle principali Dop italiane. Esempi concreti? Fa capo alla cooperazione il 62% del vino Valpolicella, l’80% del Soave doc, il 90% di Teroldego Rotaliano trentino, Valdadige e Casteller, il 90% del Lambrusco vinificato, il 75% del Sangiovese di Romagna, il 100% del Vignanello laziale, il 98% del vino dei Colli Cimini, il 40% del primitivo di Manduria, tanto per citare alcuni dei dati più vistosi.
Ruenza Santandrea
Dietro questo sviluppo non c’è solo la spinta economica.«La cooperazione ha la capacità di aiutare e rappresentare tanti piccoli viticoltori, proprietari di pochi ettari di vigna, che avrebbero grandi difficoltà a presentarsi da soli sul mercato», sostiene Ruenza Santandrea, coordinatrice del settore vino dell’Alleanza delle coop agroalimentari, oltre che presidente del Consorzio Cevico. «La creazione di mezzi di produzione comuni ha dato un futuro ai proprietari di piccoli vigneti che spesso non superano i 2 ettari, e nel frattempo la cooperazione è cresciuta, ha compreso l’importanza di unire le forze soprattutto sui mercati esteri, ha dato vita a operazioni di aggregazione». E’ un processo inarrestabile. «Sono convinta che ci saranno nuove sinergie non solo tra coop ma anche con privati, come per esempio è avvenuto tra Cevico ed Ermete Medici in funzione di un completamente dell’offerta», spiega ancora Santandrea che aggiunge:«Tra coop è più facile mettersi insieme, perché ogni socio si sente parte integrante del progetto che si sta realizzando, e al tempo stesso è anche consapevole che non si tratta di una cosa sua, ma di un bene comune che sarà lasciato alle future generazioni».
Luca Cielo, dg Cielo e Terra
Luca, Paolo e Andrea Sartori
E’ anche questa la forza delle coop, oggi impegnate a rafforzare il loro approccio commerciale. Va in questa direzione il sistema articolato su cui poggia Collis veneto wine group che consolida l’azienda imbottigliatrice Riondo ed è collegato a società di rilievo come Sartori e Cielo e terra. Vivo cantine possiede la cantina di imbottigliamento Bosco Malera; la piemontese Araldica, tra le new entry 2015, controlla l’Adria vini, e, sempre in Piemonte, nelle Langhe, la spa Terre da vino, presieduta da Pietro Quadrumolo, entra in classifica come braccio armato di 2500 viticoltori.
Stella polare della cooperazione è la remunerazione delle uve conferite dai viticoltori: «Le coop hanno nel loro dna l’impegno a pagare la materia prima a prezzi possibilmente più alti del mercato», scandisce Santandrea. Il guadagno dei soci, rappresenta, in parole povere, l’utile delle coop, i cui parametri economici (spesso non indicati) sono per questo poco significativi. Oltre alle 8 maggiori coop che occupano la fascia alta del mercato, ecco le altre 35, con fatturato da 80 milioni in giù, suddivise per regioni.
Il Triveneto
In Trentino due presenze nella fascia 13 milioni: la Cantina di Toblino presieduta da Bruno Lutterotti (neo numero uno anche di Cavit) e la Vivallis diretta da Mauro Baldessari. In Alto Adige si conferma una super cinquina. La più grande è la Cantina di Bolzano presieduta da Michael Bradlwarter (18,1 milioni), seguita a pochi spiccioli di distanza, dalla Cantina San Michele Appiano con 18 milioni. Guidata dall’enologo e direttore Hans Terzer, questa cantina ha segnato l’incremento più brillante del fatturato: più 10,8%, grazie a uno sviluppo a due cifre sia in Italia che all’estero. Seguono nella fascia dei 12 milioni, la Cantina di Caldaro, la Cantina Tramin guidata dall’enologo Willi Sturz e la Produttori Colterenzio presieduta da Max Niedermayr e guidata da Wolfgang Raifer con la collaborazione dell’enologo Martin Lemayr. E’ proprio il caso di sottolineare come la cooperazione altoatesina, legatissima al territorio di appartenenza di cui le varie cantine portano sempre il nome, rappresenti una punta avanzata di questa espressione operativa, che spiega anche il successo e la fama dei suoi vini che si collocano nella fascia alta della produzione nazionale.
Cantina di Caldaro, Da sx: Helmut Hafner, presidente, Andrea Moser enologo, Tobias Zingerle ad
Anton Zublasing (presidente), Gunther Neumair (ad), Hans Terzer (direttore e winemaker), Cantina San Michele Appiano
Maximilian Niedermayr (presidente), Wolfgang Raifer (direttore) e Martin Lemayr (enologo), Cantina Produttori Colterenzio
Wolfgang Klotz Cantina Tramin
Denis Lus e Pietro Biscontin, alla guida di Cantina vini La delizia
Sivano Nicolato Vitevis
Aldo Franchi (direttore) e Antonio Gatto (presidente), Cantina Produttori Valdobbiadene
Crescite vivaci in
Friuli per
Viticoltori friulani La Delizia presieduta da Denis Ius (37,9 milioni,+10,1%) e per
Cantina di Rauscedo, presieduta da Fulvio Lovisa: questa coop guidata da Mauro Sedran trasforma uve e vende vino sfuso per il 90% in Italia. Nel 2015 il fatturato è salito a 23,4 milioni.
In Veneto l’onda di piena del Prosecco sospinge la crescita di
La Marca vini e spumanti presieduta da Valerio Cescon, ormai a quota 75 milioni a ridosso dei più grandi. Stesso buon vento anche per il gruppo cooperativo
Vivo (39 milioni) presieduto da Corrado Giacomini cui fa capo il controllo dell’azienda imbottigliatrice Bosco Malera (45ma in graduatoria). Tante benefiche bollicine anche per la
Cantina produttori Valdobbiadene guidata da Aldo Franchi (37,96 milioni) e per
Viticoltori Ponte (31 milioni) oggi sotto la direzione dal dg ed enologo Luigi Vanzella. In flessione il fatturato della
Cantina Valpolicella Negrar, della
Cantina di Castelnuovo del Garda e della
Cantina Colli Vicentini che entra per la prima volta in graduatoria in rappresentanza
del Consorzio
Vitevis: nuovo importante protagonista della cooperazione, figlio della fusione tra le cantine Colli Vicentini, Gambellara e Val Leogra. Vitevis, rappresenta una struttura che copre buona parte della provincia di Vicenza, sconfina in quella veronese e abbraccia 50 comuni e 5 doc.«E’ stata una fusione di territorio e di idee oltre che di cantine», commenta Silvano Nicolato, vicepresidente Cantine Vitevis che sarà presente direttamente in graduatoria il prossimo anno. Seconda new entry veneta è la cantina
Montelliana e dei Colli Asolani di Montebelluna (Treviso) presieduta da Andrea Dalla Porta: grazie a bollicine e vini frizzanti l’azienda viaggia come un treno sia in Italia che all’estero, con un incremento del 22% che ha portato il fatturato a 22 milioni.
Piemonte
La regione porta per la prima volta due coop in classifica. La più grande è l’Araldica Castelvero di Castel Boglione (Asti) presieduta da Giuseppe Cordara, che si piazza a quota 37 con un fatturato di 39,5 milioni. Guidata dall’enologo Claudio Manera, la coop controlla Adria vini, azienda imbottigliatrice che entra a sua volta in classifica con 22,2 milioni di fatturato ed ha anche una partecipazione nell’inglese Boutinot.
Più piccola, ma non meno ambiziosa è la Cantina Vallebelbo di Stefano Belbo (Cuneo): presieduta da Romano Scagliola ha 11,3 milioni di fatturato e sta spingendo sui mercati esteri.
Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lazio
In Emilia Romagna sale a 27,8 milioni la Carpi e Sorbara guidata da Emilio Rossi grazie a un progresso che sfiora il 32%; incremento a due cifre anche per Emilia wine (20,8 milioni) presieduta da Davide Fascari, mentre registra un calo la Cantina Valtidone, presieduta da Gianpaolo Fornasari (15,1 milioni). New entry al posto 80: la Cantina sociale San Martino in Rio (Reggio Emilia),guidata da Roberto Baccarani, entra con 17 milioni ed è specializzata nella produzione di Lambrusco per l’ingrosso. In Toscana prima volta per la Vecchia Cantina di Montepulciano, antica coop della regione presieduta da Adriano Ciofini (14,85 milioni). 22 milioni per il consorzio Le Chiantigiane, presieduto da Davide Ancillotti, tra i leader nella vendita di Chianti in bottiglia nella gdo, e poco più di 11 milioni per la Cantina sociale Colli fiorentini, guidata da Ritano Baragli. Nelle Marche Terre Cortesi Moncaro, presieduta da Doriano Marchetti, è il punto di riferimento della cooperazione marchigiana operando in tutte le aree vinicole regionali Verdicchio, Conero e Piceno, con un grosso impegno nel biologico. Nel Lazio l’abitué Gotto d’oro presieduta da Luigi Caporicci è la prima azienda vinicola dei Castelli romani (16,8 milioni).
Davide Ancillotti presid. e Maurizio Cremonini direttore (a sx)
Luigi Caporicci, Pres. Gotto d’oro
Doriano Marchetti, Pres. Terre Cortesi Moncaro
Il sud: Abruzzo, Puglia
In Abruzzo Cantina Tollo fattura 34,5 milioni e Citra vini 28,5 (nel solo vino imbottigliato). In realtà il Consorzio presieduto da Valentino Di Campli è la maggiore realtà cooperativa della regione: contando infatti anche il lavoro nel vino sfuso svolto direttamente dalle 9 cantine socie, l’aggregato Citra sale fino 85,4 milioni. In Puglia la salentina Cantine Due Palme è azienda di riferimento nella sua regione e tra le maggiori nel Mezzogiorno. Più di 26 milioni di fatturato, la coop di Cellino San Marco presieduta dall’enologo Angelo Maci e guidata dal dg Assunta De Cillis, è figlia di un processo di aggregazioni che non si ferma: è ancora calda l’acquisizione per incorporazione della coop di Arnesano-Monteroni, che porta in dote alla Due Palme la Dop Copertino. Novità anche nella produzione: Due Palme ha appena investito 1,5 milioni per realizzare un impianto per la produzione di bollicine extra dry da uve Negroamaro made in Salento. Appena sbarcate sul mercato, a 4,5 euro sullo scaffale, ne ha vendute 30 mila bottiglie in 15 giorni.
Due Palme non è più sola a rappresentare la cooperazione della sua regione. Entra infatti in classifica la Cantina Vecchia Torre di Leverano (Lecce).1240 soci per 1100 ettari vitati, fatturato 13,8 milioni, è presieduta da Antonio Tumolo.
Valentino Di Campli pres. Citra
Angelo Maci, Pres. Cantine Due Palme
Isole: Sicilia e Sardegna
Salvatore Li Petri, dg Settesoli
In Sicilia la veterana Settesoli è la più grande realtà cooperativa della Sicilia e tra le maggiori in Italia. Base a Menfi (Agrigento), 2000 soci, 6 mila ettari di vigneti, 51,8 milioni di fatturato, è protagonista di una bella iniziativa a favore del territorio in cui opera. La coop presieduta da Vito Varvaro e guidata da Salvatori Li Petri è infatti promotrice del restauro dei Templi di Selinunte, uno dei parchi archeologici più belli del mondo. Il progetto battezzato «Settesoli sostiene Selinunte» ha preso il via, dopo incredibili difficoltà burocratiche. Ha vinto la tenacia di un privato innamorato della sua terra. L’obiettivo ora è di raccogliere minimo 500 mila euro da destinare ai restauri, con il coinvolgimento dei consumatori dei vini Settesoli e non solo. L’operazione di fund raising con annessa massiccia campagna marketing partirà a settembre. Sempre in Sicilia new entry a quota 53: è Colomba bianca di Mazara del Vallo, 29 milioni di fatturato, 2.166 soci, impegno sul fronte biologico.
In Sardegna crescita a due cifre per la Cantina di Santadi, che ha casa nel Sulcis, a sud ovest dell’isola. Sotto la guida del suo presidente Antonello Pillone la coop prosegue la sua crescita all’insegna della qualità. Il fatturato è pari a 10,3 milioni.
< Grandi vigne Le lepri del mercato >